Io sono Beppe

 

Mi spiego, come disse il paracadute al paracadutista. Lo so è una battuta orrida, ma in fondo qui si parla di comici.

Nel 1995 avevo 29 anni. Tre in meno di Gigi Di Maio oggi. Ero sposato da un anno e da lì a un altro anno e mezzo sarei diventato padre per la prima volta. Ero giovane, aitante e fortemente convinto (da bravo catto comunista) che avrei potuto, con l’aiuto di Moro e Berlinguer, cambiare il mondo (se solo me lo avessero consentito quei vecchi arnesi bolsi della Prima Repubblica). Lo avrei fatto nel giro di massimo un paio di settimane. Forse tre, ma forse. Ero già renziano, temo.

Con alcuni amici (credo di averlo già scritto qualche post fa, ma ormai gli anni passano e i cantieri da osservare nel tempo libero mi aspettano) avevo messo in piedi una lista che si offriva alla Colazione Democratica (PDS-Rifondazione Comunista-Socialisti-Verdi) che avrebbe sostenuto il candidato Sindaco (ex comunista) della mia città.

Ci presentammo alla sede Del Partito. Non conoscevamo quasi nessuno. Eravamo necessari alla coalizione in quanto cattolici, visto che la DC era morta da poco e il Partito Popolare che ne raccoglieva i cocci ancora non aveva feeling con gli ex PCI. Mani Pulite aveva rimescolato le carte, c’era la società civile da tenere a bada. E noi quello eravamo: società civile, e pure cattolico-comunista. Il cacio sui maccheroni. Ci invitarono al tavolo.

Aveva redatto un documento (scritto inizialmente da me, poi rivisto e corretto dagli altri peones del gruppo) . Lo lesse (credo fosse scritto a penna), il nostro Caro Leader (uno con una testa così, che arrivava dalle Acli di Torino).  I punti erano essenzialmente tre:

1. massimo due mandati per chi veniva eletto, e nessun candidato con più di due mandati alle spalle

2. tecnici e politici in egual misura in giunta (tutti con fedina penale linda come acqua sorgiva), spazio alle donne

3. nomi degli assessori da presentare agli elettori prima dell’elezione (Tecnici agli assessorati caldi: bilancio e lavori pubblici)

Ci hanno guardato come un padre, Nobel per la Fisica,  guarda il figlio che crede di avere scoperto i misteri dell’universo dopo avere studiato le tabelline. Avevano ragione, oggi posso dirlo. La politica è ben più di qualche sano principio, è più complicata, sfumata, mediata. Le persone sono complicate. E più invecchiano, più lo sono. E i problemi sono complessi, non basta tracciare una linea ideale per capire cos’è giusto e cosa è sbagliato.

Alle elezioni abbiamo preso lo 0,99%. Per fortuna, aggiungo. Nessuno di noi sarebbe stato in grado di scrivere una delibera, ma nemmeno di leggerla. Eravamo pieni di buone intenzioni. E basta. Troppo poco e, per fortuna, gli elettori spesso sono più avveduti dei loro candidati.

La politica deve mettere insieme mele e pere, Marchionne e Cipputi, Toro e Juve, il Papa e Stalin, perchè vivono nello stesso luogo e nello stesso tempo. Altro che “tutti a casa”.  Voglio dire (alternativa necessaria al sopracitato “mi spiego”): Beppe Grillo non ha inventato nulla, il M5s (che ho seguito con interesse ai suoi albori) non ha inventato nulla. E nemmeno Renzi Matteo con la sua rottamazione e figuriamoci Giggino Di Maio che se ne esce con la lista dei ministri ancor prima di andare a votare.

Ecco, se cercate un colpevole di tutta questa manfrina pseudo rivoluzionaria in atto, quel colpevole sono io. E come me, tutti quelli che dopo Mani Pulite ci hanno provato o hanno pensato di provarci. Per poi capire che la strada era sbagliata.

Ecco Io sono Beppe Grillo. Noi siamo Beppe Grillo. Ma non lo sapevo, non lo sapevamo. Era solo il 1995. Solo che noi, dopo, ci siamo dati una regolata. Beppe no.

Buon voto.

Nella foto: NIGAN IN COMPAGNIA DI LUCILLE (sullo sfondo, non visibile, si sente il coro “Io sono Nigan”)

Be the first to comment on "Io sono Beppe"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*