LE PRIMARIE VISTE DA LONTANO

Una combo di Elly Schlein e Stefano Bonaccini, i due principali candidati alla segreteria del Pd, 12 gennaio 2023. ANSA

Per la prima volta da quando esiste il PD, non parteciperò alle primarie per eleggerne la/il segretaria/o.

C’è un velo di nostalgia, non lo nego, ma ai miei occhi il Partito Democratico, oggi è un luogo nel quale non c’è l’entusiasmo, la progettualità e la visione di futuro necessari a far accadere le cose che si desidera accadano.

Forse sono cambiato anche io, ma tant’è. Ci siamo allontanati e non vedo come il PD oggi possa tornare a parlare della mia vita quotidiana o addirittura a rappresentarmi. 

Cosa mi auguro osservando da lontano?

Stefano Bonaccini arriva da un’esperienza amministrativa importante ed è un decisionista poco propenso a pensare tutto lo scibile umano in modo ideologico. Elly Schlein (che è stata suo braccio destro in Regione Emilia Romagna) ha solo 37 anni, l’età è dalla sua, eppure quando parla sembra la fotocopia sbiadita delle militanti femministe degli anni Settanta. Una foto a colori che sembra però uscita da un archivio del Movimento Operaio e Sindacale. A sostenerla ci sono i vecchi marpioni del partito e quelli, come sappiamo, non cedono il potere aggratis da decenni.

Entrambi i candidati, secondo me, non hanno il carisma della leadership. E in politica conta molto, da sempre. Senza la capacità di offrire al Paese un obiettivo ambizioso e collettivo, non vai da nessuna parte e fai la fine di Zingaretti: ti dimetti sbattendo la porta e mandando tutti a quel paese. Ve lo ricordate vero?

Ascoltare i due candidati mette mestizia. Sarà che il periodo è quello che è, ma è stata una campagna elettorale senza alcun fascino, ignorata da quasi tutti, seguita (giustamente) solo dagli iscritti al partito. Hanno passato più tempo a parlare di Matteo Renzi che del futuro. Ha senso? Ieri, su La Stampa, Mattia Feltri ne ha scritto con grande ironia. Recuperatelo.

Bonaccini o Shlein dovranno recuperare una marea di voti, compresi il mio (in teoria), ma la strategia per farlo al momento è assente. Un Partito Democratico autorevole, inclusivo e progettuale servirebbe come il pane, ma la “cura Letta” (fingersi morti e confondere Giuseppe Conte con Winston Churchill) è stata devastante.

Sperare nelle disgrazie altrui per esistere, spero sia una di quelle modalità che il prossimo gruppo dirigente PD metterà in soffitta una volta per tutta. 

Buon voto a chi voterà alle Primarie, ma la strada per tornare a vedere quel partito che costruisce programmi, consenso e capacità di governo, mi sembra ancora molto lunga.

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