LUCA, LA RICERCA E IL VACCINO

Il prof. Luca Tamagnone insegna alla Cattolica di Roma presso la Facoltà di Medicina del Gemelli. È un docente, ma anche un ricercatore di successo. Nel suo campo (l’istologia e oncologia molecolare) è considerato, a livello internazionale, una voce autorevole. In nome di un’amicizia che dura da quarant’anni lo avevo intervistato, per questo blog, durante la pandemia. Ora che la notte più buia sembra passata grazie alle scoperte scientifiche, dilaga la dottrina anitiscentifica No Vax. Ho chiesto a Luca, di nuovo, di aiutarmi a capire.

Ci siamo scritti in piena pandemia, tu avevi capito che il periodo che stavamo vivendo sarebbe stato lungo e complesso. A distanza di un anno vacciniamo 500 mila persone al giorno. Da ricercatore di lungo corso, ti aspettavi un miracolo scientifico di tali proporzioni?

Le pratiche vaccinali sono routine da decenni e le basi scientifiche che spiegano l’efficacia dei vaccini sono ben chiare. In questo caso c’erano due problemi specifici: la mancanza di vaccini validati per il Covid-19 e la mancanza di un apparato organizzativo in grado di attuare una somministrazione di massa alla popolazione. Al primo problema si è ovviato con un grande sforzo scientifico e industriale (non privo di interessi economici) e anche con l’accettazione “politica” di un rapporto costo/beneficio calcolato (visto che si trattava di autorizzare la somministrazione di vaccini nuovi, sottoposti a controlli accurati, ma inevitabimente non molto estesi). Al secondo problema, in Italia, si è ovviato con molta fatica, cosa che ha rivelato chiaramente le debolezze del nostro sistema sanitario a livello territoriale. Dunque, per rispondere alla tua domanda, a questo obiettivo vaccinale si poteva sperare di arrivarci ben prima, ma comunque è una eccellente notizia avercela fatta!

C’è una fetta piccola, ma non irrilevante, di militanti no vax che sostiene teorie strampalatissime difficili anche solo da sintetizzare, senza cadere nel ridicolo. Come medico e studioso che effetto ti fa questo vento antiscientifico che soffia in campo medico, mentre facciamo approdare sonde su Marte?

Il fatto è che le conoscenze scientifiche ci affascinano sempre (in astratto), ma quando vanno a toccare la nostra vita quotidiana spesso ci risultano indigeste. Non vogliamo che qualcuno che si presume più saggio di noi ci dica cosa dobbiamo o non dobbiamo fare. Nella nostra l’epoca, è crollato il mito dei sapienti, delle persone autorevoli in un campo specifico. Le ascoltiamo sì, ma poi basta una scorsa su internet e ci convinciamo di poter elaborare in autonomia le nostre personali verità (senza condizionamenti?….). Chi si convince che i vaccini “fanno più male che bene” (quando ovviamente è vero il contrario!), spesso pensa di farlo su basi “scientifiche”, senza sapere che non c’è nulla di scientifico nelle teorie che lo hanno affascinato. Dunque, mentre sappiamo difenderci bene da un imbonitore di strada che si spacciasse per esperto scienziato e volesse venderci l’elisir di lunga vita, non usiamo la stessa attenzione nel verificare la credibilità e l’autorevolezza di chi si esprime nell’agone mediatico.

Il Covid non esiste! È solo un’influenza un po’ più tosta, che si può tranquillamente curare a casa con i medicinali che già abbiamo a disposizione.” C’è persino qualche medico che lo sostiene. Com’è possibile?

La Scienza non è fatta di verità assolute, ma di piccole certezze, sempre da aggiornare e da riverificare con il passare del tempo. La nostra comprensione del mondo e del creato non è mai completa e definitiva. Dunque, tutte le ipotesi scientifiche sono legittime, ma poi bisogna anche credere all’evidenza dei fatti. I fatti sono che in epoca di Covid sono morte molte più persone che negli anni precedenti e che da quando abbiamo il vaccino i morti sono diminuiti vertiginosamente. Vorrà dire qualcosa o no? Chi nega l’evidenza (anche quella scientifica) deve essere senz’altro tollerato in una società democratica, ma se la libertà di qualcuno comporta mettere a rischio la vita dei pazienti, allora la società dovrebbe prendere provvedimenti per proteggersi.   

Abbiamo il vaccino, ma non abbiamo una cura. Immagino non sia un caso. Questione di scelte, di priorità, di maggior “facilità” a individuare un vaccino efficace anziché un farmaco curativo?

In realtà è abbastanza semplice. Conosciamo bene come funzionano i vaccini e, anche se i più recenti anti-Covid19 di Pfizer e Moderna hanno impiegato una tecnica nuova per stimolare il sistema immunitario, l’efficacia del vaccino dipende dalle nostre stesse meravigliose cellule dell’immunità. Si potrebbe dire, se non facesse accaponare la pelle a qualcuno, che i vaccini sono farmaci “naturali”, in quanto attivano le nostre stupefacenti risorse difensive interne; non usano meccanismi estranei. I vaccini funzionano perfettamente ai fini della prevenzione, ma per “curare” un malato in fase acuta non sono molto utili. Qui normalmente interveniamo con sostanze artificiali (i farmaci) che vanno ad interferire, con i normali meccanismi biologici, a favore del paziente. Un anti-virale bloccherà la replicazione di un virus (anche se per il Covid non ne abbiamo ancora trovato uno efficace). Anti-infiammatori o anti-coagulanti potranno prevenire le complicanze (potenzialmente letali) della malattia. Purtroppo non abbiamo ancora scoperto la molecola “giusta” per bloccare l’infezione e i suoi effetti. Dico “non ancora”, perchè è sicuro che ce la faremo. E’ solo questione di tempo, e di impegno degli scienziati, e di grandi finanziamenti. Magari intanto arriveremo al punto che, con una buona copertura vaccinale, il problema scomparirà. Ecco perchè, con un po’ di strategia, le compagnie farmaceutiche preferiscono investire oggi nei vaccini: perchè solitamente funzionano e garantiscono rapidamente il risultato (sanitario e finanziario…).

Come uomo di medicina e di scienza c’è una lezione che ti porti a casa dopo un anno e mezzo come quello appena passato?

In questo mondo supertecnologico del controllo globale, abbiamo imparato tutti che siamo più fragili e indifesi di quanto pensassimo. Ognuno ne tragga la sua lezione. Penso che dobbiamo cercare di conoscere di più, prima di pensare a dominare il creato secondo i nostri comodi. E dunque dobbiamo sostenere maggiormente e fidarci di chi studia e fa ricerca. Il sacrificio eroico di tanti medici e infermieri nei primi mesi della pandemia non ha nulla a che fare con la medicina moderna: è stata medicina “di guerra”, benedetta perchè ha salvato vite preziose, ma non sostenuta come avrebbe dovuto dalle conoscenze scientifiche (che mancavano su questo virus). Un approccio migliore si costruisce con tempi lunghi e risorse consistenti.

Capiterà ancora? Dobbiamo aspettarci altre pandemie globali?

Dicevo la volta scorsa che i virus sono come laboratori in miniatura, sempre al lavoro per creare nuove varianti, capaci di eludere le difese delle loro prede (noi, ad esempio…). Per i batteri, che cambiano faccia più lentamente, ci abbiamo messo noi il turbo con l’eccesso di terapia antibiotica, che stimola lo sviluppo di ceppi resistenti. I laboratori scientifici assassini? mettiamoci anche quelli, forse… ma di sicuro non sono oggi la minaccia più preoccupante. Se il mondo è diventato uno, anche i rischi sono immediatamente condivisi: da quello ecologico-climatico, a quello legato alle armi di distruzione di massa, ora anche quello sanitario. La difesa è sempre la stessa: correggere le proprie debolezze, studiare bene il nemico, combattere uniti.    

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