A cena con Oliviero Beha

Oliviero_Beha

 

Era il 27 ottobre del 2001. A Ravenna si teneva la trentesima edizione del Premio Guidarello per il giornalismo d’autore. Tra gli otto premiati c’ero anche io, e gli altri sette erano Natalia Aspesi, Paolo Mieli, Oliviero Beha, Alberto Angela, Beppe Errani, Lorenzo Tedeschi e Stefano Pivato. Presidente della giuria era Sergio Zavoli. Roba seria.

La sera, a cena, mi sono ritrovato a tavola a parlare con Paolo Mieli e Oliviero Beha, due mostri sacri del giornalismo italiano che più amavo: uno era allievo di De Renzo Felice e l’altro un discepolo di Gianni Brera. Mi sentivo euforico come chi ha appena vinto una discreta somma al Gratta e Vinci.

E’ stato Beha a coinvolgermi di più. Lui era romanista, io interista e quella sera si giocavano Roma-Lazio e Juve -Inter. Appena comprese che la mia fede calcistica era sì di spessore, ma che mai quella sera, avrei preso il telefonino per controllare il risultato delle partite (via sms, allora c’erano solo quelli), iniziò a smanettare sul suo cellulare facendomi credere per gran parte della cena che l’Inter stesse perdendo 1-0 (per la cronaca: Roma 2- Lazio 0 e Inter 0 – Juve 0).

Non ricordo se parlammo d’altro, ma solo che Mieli mi fece i complimenti per la regia del documentario che mi aveva portato lì (ne proiettarono un pezzo prima della premiazione), che Beha e Aspesi assentirono e che io mi sono quasi pisciato addosso per l’emozione. Per il resto, nebbia.

Ovviamente non ho mai più rivisto Oliviero Beha, ho commentato su Facebook un paio di suoi post politici al vetriolo e lui ha risposto ai miei commenti. Siamo stati garbati, ma molto distanti.

Oliviero Beha è morto ieri. Se non avete mai letto i suoi articoli, iniziate a farlo ora.

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