Sono bastati undici mesi per spappolare uno dei progetti politici più interessanti del dopoguerra: il Partito Democratico. Qualche anno fa, per dare vita a un soggetto politico che raccogliesse sotto un unico ombrello il cattolicesimo democratico e la sinistra riformista, Aldo Moro ci ha rimesso la ghirba e Enrico Berlinguer ci ha scommesso tutta la sua carriera.
Il 4 dicembre 2016, con la sconfitta referendaria, a quel progetto hanno sparato a distanza ravvicinata con una Magnum 44. A tirare il grilletto, a vestire i panni dell’ispettore Callaghan è stato Massimo D’Alema. Lui il killer, Civati Pippo , Fassina Stefano e Bersani Pierluigi i complici.
Su questo la Polizia Scientifica non ha dubbi. C’erano impronte ovunque.
Se il 5 dicembre 2016 il PD è entrato in coma (sopravvivere a una imboscata di D’Alema ha del miracoloso), domenica scorsa, 5 novembre 2017, con le elezioni siciliane, ha ricevuto il colpo di grazia.
Anche in questo caso la scientifica ci ha messo tre nanosecondi a individuare il colpevole. Lo hanno trovato accanto al letto, sorridente. Più una paresi che un sorriso. Era Renzi Matteo. Ha usato una calibro 22. Proiettili piccoli. Uno da solo difficilmente è letale, ma se spari dieci caricatori no, fanno male. E Renzi Matteo ha sparato al PD come Django al saloon.
Matteo Renzi, come aveva proclamato a suo tempo, dopo la batosta referendaria, doveva lasciare il cerino in mano ad altri, dedicarsi alla famiglia, mollare l’osso, passare la mano, prendersi un anno di vacanza. Ha condotto per 1024 giorni uno dei governi meno ossequiosi della storia repubblicana. Ha avuto il merito di provarci, di metterci la faccia, di spingere sull’acceleratore. Ma ha perso. E quando perdi devi accettarlo. E prenderti del tempo per capire. Non ha avuto l’umiltà per farlo. E il PD ora, è praticamente morto. E temo non sia parente del Lazzaro biblico e, per di più, non si scorgono dei Gesù nei paraggi.
Renzi è ancora alla guida del cadavere, mentre D’Alema e soci sono a capo del progetto numero 7654 finalizzato all’ Unità della Sinistra. E domenica, in Sicilia, al primo banco di prova elettorale, si sono fermati al 5,5%.
Davvero un consesso di geni della politica. Moro e Berlinguer meritavano di meglio.
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