ORGOGLIO SABAUDO

Tre giorni sono del tutto insufficienti per comprendere anche solo gli aspetti più marginali di una città che non ho mai visto prima e che, per di più, visiti con l’occhio disincantato del turista che mette il naso oltre confine per la prima volta dopo il freno imposto dalla pandemia.

Eppure su Valencia qualcosa da dire l’avrei. Anche perché tra dieci giorni si vota per dare a Torino un nuovo Sindaco e quindi osservare altre città mette in moto neuroni sopiti.

Valencia e Torino hanno grosso modo lo stesso numero di abitanti, la stessa estensione e la stessa densità umana per chilometro quadrato. Ciò non le rende uguali, ovvio, ma solo simili sotto qualche aspetto rilevante.

Però: negli ultimi anni la mia città si è trincerata dietro il mantra della decrescita felice. Un po’ imposto da un bilancio comunale messo in crisi dallo sforzo fatto per organizzare le Olimpiadi del 2006, un po’ figlio della stagione, si spera conclusa, della politica fallimentare dell’uno vale uno inaugurata dal Movimento 5 Stelle.

Valencia non è Torino e la Spagna non è l’Italia, però: visitando la Città della Scienza e delle Arti, voluta dal Sindaco di allora (era il 1995), Joan Lerma, dopo un viaggio a Parigi e affidata a un paio di architetti d’avanguardia, di cui uno è Santiago Calatrava, qualche domanda arriva. Quanto coraggio deve avere un Sindaco? E quanta capacità di vedere altro, oltre il presente?  L’ordinaria amministrazione è buona amministrazione o solo l’anticamera del declino? Una città che non progetta il futuro a medio e lungo raggio cosa racconta ai suoi cittadini?

Sono solo domande, non ho risposte figuriamoci, ma le hanno i 13 candidati a Sindaco della mia città?

Le Olimpiadi del 2006 hanno consentito ai torinesi di sentirsi di nuovo orgogliosi di una città che forse persino loro stessi hanno scoperto, per la prima volta, bella e capace di clamorose imprese. La grigia città della Fiat (che peraltro era già in fuga da Torino), aveva fatto il miracolo: stava provando a costruire una nuova immagine di sè.

La Città delle Scienze e delle Arti, è l’orgoglio della Valencia contemporanea. Un esperimento architettonico, una riqualificazione urbana, un qualcosa che prima non c’era e ora c’è, e che tu visitatore osservi sgranando gli occhi. Ho visto qualcosa di simile a Brasilia, non altrove.

I soldi non sono un dettaglio, è chiaro, ma possono essere l’unico elemento sul quale basare la propria azione politica? Chiara Appendino saluta il suo primo e ultimo mandato come primo cittadino dicendo “Ho salvato Torino dal dissesto economico”. Forse è vero, ma l’ha condannata a un ridimensionamento inaccettabile.

Da una giovane donna che diventa Sindaca, che entra a Palazzo Civico manco fosse il Generale Zukov che conquista Berlino, mi sarei aspettato un piglio diverso. Se non sogni quando sei giovane, quando devi farlo? Se non provi a realizzare la Torino del futuro tu che il futuro lo hai tutto davanti, e hai lo strumento del potere in mano, chi potrebbe farlo? 

Valencia non è Torino e Torino non è Valencia, però: vorrei che la mia città nei prossimi anni riscoprisse la voglia di progettare e di immaginare se stessa nel 2040 come una media città europea che attira idee nuove e non come una bella città di provincia dove invecchiare sereni.

Vorrei un Sindaco che se fa un viaggio a Londra e scopre una genialata, si chieda se e come applicarla a Torino. Vorrei un Sindaco coraggioso. Monsù Travet  sembra un funzionario meticoloso, ma alla fine è solo dannoso. 

E poi: a Valencia ho scoperto che il mitico Sacro Graal, il calice usato da Gesù nell’ultima cena non solo esiste (vabbè…), ma si trova nella Cattedrale e fa bella mostra di sè in una teca nella Capilla de Santo Caliz. Noi, a Torino, abbiamo la Sindone, che si narra possa essere il telo che ha avvolto il corpo di Gesù una volta deposto dalla croce, ma la teniamo chiusa in un cassetto altrimenti si rovina (dicono). La tiriamo fuori una volta ogni tanto, giusto per ricordarci di averla. A me piacerebbe che il prossimo sindaco avesse l’autorevolezza sufficiente per bussare alle porte della Curia e chiedere che senso ha, avere a disposizione l’icona più importante della cristianità, ma , di fatto, impedirne il culto.  

Infine, a Valencia ci sono arrivato grazie al nuovo collegamento aereo che Ryanair ha aperto a Torino. Dopo dieci anni di chiacchiere inutili tra la compagnia irlandese e Palazzo Civico, Michael O’Leary, ha inaugurato una base a Caselle. Lo ha fatto dopo che il Comune è uscito definitivamente dalla compagine azionaria di Sagat, che gestisce l’aeroporto Sandro Pertini di Torino.

Sarà stato di sicuro un caso. O forse no. Intanto, se potete, fatevi un giro a Valencia. 

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