COMPRENDERE LA COMPLESSITÀ

Nel pomeriggio di ieri, sabato 11 maggio, al Salone del libro di Torino c’è stata un po’ di tensione. Un corteo Pro Pal, lo stesso che da qualche settimana si dà appuntamento in occasione dei principali appuntamenti cittadini, si è presentato all’ingresso del Salone cercando di entrare. Il copione si è ripetuto uguale a se stesso: qualcuno ha cercato lo scontro con le forze dell’ordine, ha trovato lo scontro, poi si è lamentato dello scontro. A calmare gli animi è stato lo scrittore Zerocalcare, impegnato in un interminabile firmacopie iniziato il venerdì presso lo stand del suo editore, che è uscito e si è intrattenuto con i manifestanti. Trovate qui la sua arringa.

Al di là delle polemiche anti israeliane che registra la cronaca (Eurovision Song Contest compreso), ho la sensazione, leggendo i giornali italiani e scorrendo le bacheche social di casa nostra, che la guerra iniziata dopo il pogrom del 7 ottobre abbia già un vincitore: Hamas (acronimo di: Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya, cioè Movimento Islamico di Resistenza).

Israele, gli israeliani, gli ebrei sono isolati come mai prima. Il Governo Netanyahu ha chiuso Israele all’angolo del ring. La distruzione di Gaza, la morte di migliaia di civili, ha suscitato un’ondata di protesta che in poche settimane si è trasformata nel ritorno di un vecchio slogan “from the river to the sea Palestina will be free”, ovvero la distruzione dello Stato di Israele.

Questa mattina ho scritto un messaggio whatsapp ad A. (un’ amica ebrea che ho intervistato per questo blog un mese fa): “Ciao A. credo proprio che Hamas abbia già vinto la sua guerra”. Mi ha risposto così:

Non so se da un punto di vista militare sarà sconfitta, ma politicamente ha vinto. Hamas ha alleati e sostenitori troppo forti: il mondo intero, o quasi, dopo il 7 ottobre si è scatenato contro di noi come mai prima. Come mai per nessun’altra guerra, per nessun altro massacro di civili. Solo Israele non ha diritto di difendersi da chi l’ha aggredita e quindi di esistere. Hamas ha vinto ieri con la risoluzione ONU e vince ogni giorno in cui nessuno al mondo chiede ad Hamas di liberare gli ostaggi in cambio di un cessate il fuoco. Sarebbe così semplice, in fondo. Eppure nessuno scende in piazza per questo. Sono giorni molto difficili, non riesco a leggere i giornali e vedo antisemitismo ovunque mi giri. Vorrei solo essere in Israele. Un abbraccio.”

Poi ha aggiunto: “Ho sempre più paura. Spero ancora che quando la guerra finirà, questo odio si attenui. Ma non ne sono sicura.”

Non ho trovato le parole per rispondere.

Sempre ieri, mentre fuori il corteo Pro Pal si scontrava con la Polizia, all’interno del Salone lo scrittore israeliano Eshkol Nevo, insegnante della Scuola Holden di Torino, una voce autorevole della narrativa contemporanea diceva: “Dobbiamo costruire ponti, il boicottaggio è inutile. Bisogna imparare e comprendere la complessità.”

C’è qualcuno che ha ancora voglia di comprendere la complessità? Temo di no.

PS due consigli di lettura. “Legami” di Eshkol Nevo e “Il nemico ideale” di Nathania Zevi.

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