VOGUE POPULI

Per la prima volta in vita mia sono andato sul sito di Vogue Italia. Volevo leggere l’intervista di cui tutti (o quasi) parlano, ovvero l’esclusiva chiacchierata di Federico Chiara con Elly Schlein, la giovane neo segretaria del Partito Democratico. Mi sono preso dieci minuti e l’ho letta tutta d’un fiato. La prima cosa che ho notato è stata la data di pubblicazione: 25 aprile. Non proprio un giorno qualsiasi.

L’intervista è assai corposa e in più di un passaggio ho avuto la sensazione che fosse opera di ChatGtp. Lineare, cortese, senza picchi, un po’ ridondante, a tratti scontata, piena zeppa di cose che già sapevo della Schlein. Le cose che non sapevo erano tutte riferite ai suoi gusti musicali e cinematografici (piuttosto buoni).

Ho comunque appreso, come molti, dell’esistenza di una figura professionale fino a quel momento a me ignota: l’armocromista. Grazie a un’intervista, fatta a un politico pubblicata il giorno della Festa della Liberazione, si possono fare scoperte curiose e colmare lacune culturali di un certo rilievo.

Polemiche a parte, la domanda che mi sono fatto è la seguente: perché la leader della Nuova Sinistra ha deciso di rilasciare una lunga, sebbene non storica, intervista alla rivista più patinata e yankee del globo?

Le risposte possono essere più di mille e forse tutte giuste (ne ho lette e ascoltate diverse). L’unica che sono riuscito a darmi e trovato convincente è: tempus fugit.

Quando ero ragazzo e la tv era in bianco e nero (povero il nostro armocromista), guardavo i miei leader alla Tribuna Politica e la mattina leggevo i quotidiani di partito. Nessuna nostalgia, sia chiaro, ma era più facile orientarsi: su Vogue scoprivi che gonna mettere a primavera e sull’Unità leggevi l’editoriale di Emanuele Macaluso che riferiva le linee guida del PCI.

Il voto non era liquido, ma solido come il quadretto di cioccolato che ci davano prima delle guardie notturne a naja, e per i politici fare politica non era come navigare in mare aperto con i marosi alti due metri a bordo di un pedalò.

Fatte salve tutte le differenze del caso, la Elly Schlein di oggi mi ricorda tantissimo una mia compagna di liceo, pasionaria leader della FGCI, la federazione dei giovani comunisti. Slogan mirabolanti e senza filtri, megafono in mano che manco un capo ultrà, voce tonante, applausi a pioggia, picchetti durissimi nei giorni di sciopero, prima fila a ogni corteo e pugno sinistro perennemente chiuso e teso verso il sol dell’avvenire. Oggi è dirigente di una multinazionale. Tempus fugit, appunto.

Ora che i Gemelli Diversi mi hanno tradito, ferendo nel profondo il mio orgoglio politico, sono alla ricerca spasmodica dell’uomo, o della donna, capaci di incarnare il Verbo Riformista. Ho aperto i sito di Vogue quasi con curiosità. Mi sono dato a bassa voce : “Metti mai che …

Al termine della lettura della succitata intervista, mi sono persuaso che la ricerca sarà lunga e faticosa.

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