I diritti calpestati di nonna Ines

Ines è in ospedale da ieri, si è rotta il femore. A 92 anni bisogna metterlo in conto, può succedere. Ines sente la fatica degli anni, non è lucidissima, ma ha una famiglia e una badante che la seguono. Peccato che adesso sia sola e che sola debba rimanere in questi giorni che precedono l’intervento e lo sarà anche in quelli successivi. I parenti non possono accedere al reparto. Mai. Senza eccezioni. Anche le brevi visite su prenotazione sono state bloccate.

Il reparto, infatti, è stato blindato fino a nuovo ordine per due ragioni. La prima: qualche giorno fa c’è stato un contatto con un positivo, quindi c’è un tracciamento in corso. La seconda: ci si prepara alla nuova ondata causata, in primis, dai non vaccinati.

La domanda è semplice. Perchè Ines, che è molto anziana, ovviamente spaventata, presumibilmente disorientata, deve rinunciare a un piccolo conforto giornaliero, a causa di un manipolo di mentecatti che sbraitano in piazza che il virus non esiste e che ogni volta che manifestano creano condizioni per una diffusione del contagio?

Non conosco la risposta, ma qualche giorno fa un amico e scrittore, Alessio Cuffaro, che fa dello studio, della narrazione e del tentativo di interpretare i meccanismi che muovono la realtà, una delle sue ragioni di vita, ha detto in un incontro di presentazione del suo ultimo romanzo: “Stiamo tutti vivendo una sindrome post traumatica che dobbiamo iniziare a interpretare. I No Vax, i No Mask, i No Green Pass e noi che li avversiamo, ci ritroviamo dentro una bolla che noi intellettuali per primi avremmo il dovere di iniziare a decodificare. Non lo stiamo facendo, siamo travolti dal vortice. Non va bene, per nulla.”

Già, non va bene. Anche perchè si affaccia anche una seconda domanda, che richiama il grande capitolo dei diritti, su cui l’opinione pubblica ha dibattuto con vigore sui social e nelle piazze nelle ultime settimane. Ovvero: perchè i diritti di una donna molto anziana ospedalizzata devono valere così poco? Forse perchè è anziana? Eppure, non sono i più deboli, coloro che dovremmo tutelare con più determinazione? E non dovremmo farlo qualunque sia la loro inclinazione sessuale, qualunque sia il loro credo religioso, qualunque sia l’età? Che ne facciamo del diritto, credo sacrosanto, di ammalarsi in età avanzata e di avere accanto qualcuno che ti aiuti a non mollare?

Infine: chi sta davvero calpestando i diritti di chi?

Dovrebbe essere una domanda retorica. Purtroppo non lo è.

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