AMORE A DISTANZA – Italia Rossa giorno 2

Sto imparando che per volere bene a qualcuno puoi dimostrarglielo anche standogli a un metro di distanza.

Ieri mentre andavo (a piedi) a un incontro di lavoro (necessario e con l’autocertificazione in tasca), ho camminato per circa 6 chilometri incontrando poche, pochissime, persone. Aria tersa, cielo azzurro, sole che scalda quanto basta per farti ricordare che è quasi primavera. Torino sembrava più bella del solito.

Incrociandosi ci si scambiava sguardi rapidi, ma non rapidissimi, discreti, ma non assenti, fatti solo di occhi che si muovono gentili, a volte di sorrisi accennati, ma davvero solo accennati, di quelli che però percepisci anche sotto il velo della mascherina.

Li ho letti così: “Buongiorno, come sta? Le auguro che vada tutto bene. Mi tengo a distanza, sono in salute, mi creda, ma non voglio che si ammali lei, suo padre, i suoi cari e che porti a casa questa strana malattia. Stia sereno, vedrà che tra due settimane, se ci incontriamo di nuovo qui, ci potremo abbracciare. Sì, le voglio bene anche io. A presto!“.

Si fotta il virus, ha i giorni contati. Lui.

 

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