IL DUCE NON HA MAI FATTO COSE BUONE

Sedere alla stesso tavolo con un sindaco, una giornalista de La Stampa e una bibliotecaria, per dialogare di fascismo con Aldo Cazzullo, è stato un bel regalo di Pasqua. È successo sabato 8 aprile, a Roddino, al confine tra bassa e alta Langa, a due passi dall’Osteria della zona più celebrata al mondo, quella di Gemma.

Cazzullo, roddinese da parte di madre, ha scritto un anno fa Mussolini, il capobanda”, con un sottotitolo che suona come un ceffone: “Perché dovremmo vergognarci del fascismo”.

La sala del Comune, dove si è tenuto l’incontro, era gremita. C’erano anche i genitori di Cazzullo, a testimoniare che il legame con quelle colline, anche se vivi spostandoti tra gli studi de La7 e il Corriere della sera, è inossidabile. 

Parlare di antifascismo nella terra di Beppe Fenoglio, del partigiano Milton protagonista di un capolavoro assoluto della letteratura contemporanea qual è “Una questione privata”, è moderatamente facile. Nel cuneese la resistenza è sempre stato un tratto caratteristico del sentire comune. Se Torino era la città più antifascista d’Italia, tra quelle che oggi sono colline ricoperte di vigne, si è iniziato a sparare dal settembre 1943 e si è smesso ben dopo la Liberazione. 

Eppure, nonostante giocasse in casa, nelle parole di Cazzullo si avvertiva forte la preoccupazione (quasi la certezza) che nonostante gli sforzi, l’antifascismo ha gli anni contati. Si spegnerà con la morte dei nipoti dei partigiani, coloro che oggi ancora serbano almeno la memoria orale di chi fu protagonista di ciò che successe nel nord Italia dal 1919 al 1946. 

La guerra civile è stata durissima sopra la Linea Gotica, molto meno al di sotto. “I fascisti in Italia sono ancora tanti – dice Cazzullo ricostruendo la genesi del suo libro – Di gente che pensa davvero che Mussolini abbia fatto anche cose buone, che in fondo l’unico vero errore sia stata l’alleanza con Hitler, che le leggi razziali italiane non vennero mai davvero applicate, ne ho incontranti troppo. Invece no, andava scritto con chiarezza che Mussolini era un delinquente violento, crudele e che del fascismo non c’è nulla, ma proprio nulla da salvare.”

Dal 1919 Mussolini è il capobanda di squadracce che picchiano, torturano, uccidono a centinaia gli oppositori politici. Arrivano al potere con la violenza e la sistematizzano dopo avere tolto di mezzo il leader del Partito Socialista, Giacomo Matteotti.

Il pubblico in sala è rapito, affiora qualche storia personale. Cazzullo è un fiume in piena e il dialogo con lui spazia. Potrebbe durare ore. 

L’antifascismo non ha un colore politico.” Lo sottolinea più volte . “Beppe Fenoglio al referendum del 2 giungo 1946 votò per la Monarchia. Il cuneese è stato per decenni un feudo della Democrazia Cristiana, ma l’antifascismo non è stato mai e poi mai messo in discussione.” 

Poi offre una chiosa: “Un fascista non accetterà mai l’idea che il 25 aprile è la ricorrenza su cui si fonda la nostra storia repubblicana. Non comprenderà mai che Mussolini era solo e semplicemente un capobanda. È il nostro antifascismo che non deve affievolirsi.” L’argine siamo noi, con le nostre scelte. 

Grazie al sindaco di Roddino, Marco Andriano, per avermi fatto sedere a quel tavolo. Per come saprò, continuerò a fare argine. 

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