La costituzione è salva. Noi non ancora

Roberto Speranza Pier Luigi Bersani

 

Per fortuna la Fiera del Piccolo Costituzionalista è finita. Ne è, purtroppo, già iniziata un’altra, ma da quest’ultima mi terrò ben distante.

La Costituzione è salva. In verità, e questo lo sappiamo tutti, non è mai stata in pericolo, ma il copione prevedeva così. Era un’elezione politica travestita da Referendum; abbiamo preferito non dircelo.

L’ipocrisia è un tratto distintivo dell’italico cittadino.

Comunque sia, ad essere salvi sono di sicuro i dipendenti del CNEL (del quale continuo a ignorare senso e funzione), che da lunedì consumano stabilmente pausa pranzo al Santuario della Madonna del Divino Amore (come ex voto), e, soprattutto, i 315 senatori che siederanno dalla prossima legislatura a Palazzo Madama. Percepiranno, come chi è attualmente in carica, 14.600 euro (più spiccioli) ogni mese. Quei 315 futuri senatori hanno fatto bingo, ma ancora non lo sanno.

Intanto si consuma l’ennesima faida interna al partito che più spesso ho ultimamente votato: il Partito Democratico. Si stanno scannando senza pietà, e siamo solo all’inizio. Le conseguenze sono di facile previsione: implosione del succitato partito e sputtanamento perpetuo. Del resto sì è data palese dimostrazione che non si è in grado di governare.

Tre su tre. Tre volte al governo, tre volte caduti colpiti da fuoco “amico”. Due volte per mano di Massimo Baffo D’Alema, un vero cecchino. Il più amico di tutti. L’implosione che quindi verrà è più che meritata. Vedremo salire alla ribalta del Governo, tra qualche mese, ragazzotti senza arte né parte. Sarà come giocare d’azzardo. Potremmo pescare bene o male, fifty/fifty.

Sceglierà la rete“. Come a pesca. Appunto.

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