La Sante Famiglia

Invecchio. C’è la possibilità che abbia già usato questo titolo in un altro post e forse anche la foto, ma di una cosa sono certo, caro il mio Number Two della Trinità: questo Natale me lo ricorderò per un pezzo.

È il primo da 54 anni a questa parte che non mi vedrà a tavola con mia madre, mio padre e mia sorella. Rosa ci ha lasciato due anni fa, Rocco a luglio, Bianca vive a 120 km da qui. In tempi normali, due ore scarse di auto. In tempo di pandemia, equivale a vivere su Plutone.

I miei genitori, mia sorella. La famiglia. Vedi caro Sacro Infante, per noi Altizio (c’è stato un tempo in cui eravamo frotte), il Natale è sempre stato l’occasione per rinsaldare i legami e dare un senso alla pinguedine. Una lunga festa che iniziava il 24 dicembre sera e si concludeva con l’Epifania. Mai una lavanda gastrica, mai un cedimento. Il tempo ci ha forgiato. Lucullo era un dilettante.

Il nostro volersi bene ha retto nel tempo e permesso alla pinguedine di crescere serena. Le famiglie magre, si sa, sono pericolose: non sanno fare la scarpetta con le mani, non sanno ridere fino alle lacrime, non sanno friggere se non in un dito d’olio, non sanno condividere le tonnellate di prelibati avanzi che sfamano legioni di parenti fino quasi a primavera.

A questo rito si sono aggiunti nel tempo mogli, mariti, figli, compagne. Spesso del nord, conquistati da questa valanga di grassi saturi dal sapore inebriante. E cosa dire del compleanno di mia figlia, che ha scelto di nascere il 25 dicembre del 1996, mentre a casa Altizio terminati gli antipasti, iniziavano a servire i primi? Rosa, dal canto suo, è nata il 24 dicembre, vedi tu. Festa, su festa, su festa.

Tutti siamo cresciuti con un Natale fatto di affetto e affettati, di voglia di stare insieme attorno a una tavola che divori anche con gli occhi, di regali da scartare dopo che è passato Babbo Natale. E passava, eccome se passava. Chiedi ai nostri figli.

Quest’anno il tuo arrivo suonerà diverso. Nulla di personale, credimi, ma l’aria che si respira vira sulla mestizia. È stato un anno demmerda, lo sai pure tu e il prossimo rischia di non essere profumatissimo. Tra defunti, coprifuoco, zone rosse e amenità varie, non è che proprio scappi una gran voglia di festeggiare.

Comunque una strategia di contenimento del danno c’è. I miei figli si armeranno di autocertificazione, Matteo farà la lasagna, magari ci scappa anche una spaghettata alle vongole, Sara rivisiterà il pandoro a strati che faceva Rocco, Marina si immolerà nell’ardua arte della frittura dei panzarotti ripieni e mia nipote, dalla costa ligure, oggi mi ha fatto pervenire una pastiera fatta con le sue mani e in tutto identica a quella prodotte da Donna Rosa. Quando è arrivato il corriere e ho aperto il pacco non credevo ai miei occhi. Ho pianto come un vitello. Noi Altizio, a Natale, mica ci facciamo fregare da un DPCM qualunque. Cazzarola.

Cambiamo nel tempo, qualcuno ci lascia, altri arrivano, ma rimaniamo la pingue e solida Sante Famiglia.

Buon Natale a tutti noi e anche a te, Little Jesus.

La Sante Famiglia

 

2 Comments on "La Sante Famiglia"

  1. Claudio Ferrari | 24 Dicembre 2020 at 11:50 | Rispondi

    Ti voglio bene, Sante Altizio.

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