PROVE GENERALI

Sto guardando le immagini della rivolta napoletana di questa notte. Al di là del dato sociologico (Napoli ha una densità abitativa di 2500 persone per kmq, l’Italia, 550), il segnale che arriva (depurato da folklore e camorra, guardatevi le botte che si sono presi in diretta l’inviato di SkyTg24 e il suo operatore) è chiaro: l’argine sociale si sta rompendo. O, forse, si è già rotto.

I virologi hanno senz’altro ragione, i matematici con i loro grafici anche, ma se il bilancio familiare non quadra, sticazzi dei virologi e dei matematici.

La decisione, probabilmente corretta, di far partire un lockdown in Campania (e poi nel resto del Paese?) dovrebbe portare a due conseguenze: la salvezza di ciò che resta del Servizio Sanitario Nazionale, la fine di una buona fetta di economia patria.

Dateci i soldi e noi restiamo a casa” era una delle voci ricorrenti che ho ascoltato scorrendo i filmati sulla brutta notte di Napoli. Non ci sarebbe altro da aggiungere, il problema vero è il denaro, ma i soldi non ci sono. Nel mio piccolo, per quello che conta, non ho mai ricevuto, come titolare di partita IVA, l’indennità Covid di aprile, ma le tasse, ovviamente, le ho pagate per intero. Non parliamo dei quasi 2 milioni di lavoratori che ancora attendono la Cassa Integrazione del primo lockdown (fonte wired.it). Come possono resistere?

I soldi, evidentemente, non ci sono per tutti. E non ci possono essere, se non paghiamo le tasse. Ma se chiudi le attività produttive il flusso fiscale si interrompe. Puoi fare debito, certo, ma quanto e per quanto tempo? E chi lo pagherà, a che prezzo? Insomma, siamo arrivati, in tempo brevissimo, là dove non saremmo dovuti arrivare.

Parliamo di responsabilità?

La politica ha fallito a marzo ed è stata, in qualche modo, perdonata dall’opinione pubblica. Quanto capitato a inizio anno era nuovo, inatteso, sproporzionato. Un secondo fallimento non può essere perdonato. Chi ha responsabilità di governo locale o nazionale non potrà più nascondersi dietro il dito del “senso di responsabilità dei cittadini“, del gel, dei congiunti, delle autocertificazioni.

Dovevamo essere pronti a una possibile seconda ondata. Invece non lo siamo. Dopo gli Stati Generali di giugno (ve li ricordate? avevano persino un claim: “Progettiamo il rilancio“) ci hanno detto che era tutto sotto controllo, che erano lì per essere stanziati decine di miliardi di euro. Si è fantasticato di massive assunzioni in ambito sanitario, di reparti di terapia intensiva nuovi, di contact tracing, di scuola sicura (per amor di Patria non sfioro il tema dei banchi a rotelle, perchè altrimenti sbrocco male), di ristoro di tasse e ripresa economica da sostenere, di PIL a doppia cifra. Cosa si è fatto? Chi ha fatto cosa? Chi non ha fatto e perchè? Sarebbero necessarie, da parte della classe dirigente, nazionale e locale, vere assunzioni di responsabilità, scuse e dimissioni collettive appena torneremo a un barlume di normalità.

Temo però che se ciò che è capitato stanotte a Napoli è la prova generale dell’inverno che ci attende, allora, questa volta, siamo davvero come il Capitano Edward John Smith che osserva l’iceberg incredulo, ma consapevole.  Sarà troppo tardi persino per le scuse e le dimissioni.

 

 

 

2 Comments on "PROVE GENERALI"

  1. La disanima della situazione è corretta. Io ci aggiungo camorra e fascisti che inzuppato i loro interessi nel malcontento popolare se, additittura, non lo cavalcano.

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