Sarò breve. Non sono superstizioso, ma dati i tempi, non trovo saggio eccedere con il razionalismo illuminista. Oggi, come tutti hanno fatto ampiamente notare, è venerdì 17 di un anno bisestile ed è in corso una pandemia che troverà ampio spazio sui libri di scuola dei nostri nipoti.
Mia Nonna Buonanima, nata a Napoli, di umili origini, devotissima fervente cattolica aveva due certezze. La prima: se il sangue di San Gennaro non si scioglieva, la malasorte sarebbe arrivata puntuale come i treni del Duce. A conferma della sua teoria (per altro condivisa dall’intera cittadinanza partenopea), sciorinava dettaglio cronologico dei casi di mancato miracolo e conseguenti disgrazie collettive. La seconda: se qualcuno le chiedeva “Come state mammà?” (il voi era d’uso classico), rispondeva “Ringraziann-a-Maronn’ (si legge tutto d’un fiato) sto’ buon“. Per sottolineare il suo status, con sguardo severo, faceva sempre le corna con le dita rivolte verso il basso. L’ho vista farlo anche davanti a un prete, a Torino. Peccato non ci fossero ancora i telefonini.
Il sangue di San Gennaro a inizio aprile si è sciolto, a Pasqua hanno tirato fuori dal cassetto persino la Sindone e alle 19,30 (ora in cui scrivo) di venerdì 17 dell’anno bisestile 2020, ancora non è successo nulla che abbia peggiorato il già precario quadro esistente.
Certo, potrebbe piovere.
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