CIAO TORINO

Conosco Emil da quarant’anni, dai tempi dell’Azione Cattolica e dei campi estivi a Casalpina, pochi metri al di sotto del Colle del Lys, in Val Susa.

Allora non era ancora diventato Mastro Corradin, il celebre fabbro del Borgo Medievale di Torino, ma lo sarebbe diventato presto perché suo padre qualche anno prima, nel 1977, aveva già aperto il suo laboratorio all’interno del Castello del Valentino, costruito nel 1884, per dare un volto e un contesto all’evo di mezzo.

Lui era bravo davvero, io al massimo me la cavo. – mi dice senza falsa modestia – Ha battuto il ferro fino a 83 anni. Il vero Mastro Corradin è sempre stato mio padre.

Volevo sapere come stesse

Ci siamo incontrati in un bar in via Silvio Pellico angolo via Madama Cristina, 15 minuti a piedi dal Castello. Volevo sapere come stesse, visto che il 31 dicembre scorso il Borgo, di proprietà del Comune di Torino, ha chiuso i battenti e, con esso, le due botteghe all’interno. Quella di Emil, “Mastro Corradin, la bottega del ferro battuto” e “La stamperia”.

Emotivamente è un momento difficile, pieno di incertezze. – racconta – Cerco di cogliere gli aspetti positivi, però dobbiamo traslocare entro fine febbraio, c’è molto da fare e il futuro è molto nebuloso.

Il trasloco non riguarda solo la bottega e il laboratorio, ma anche l’appartamento nel quale vivono ancora le figlie con la mamma. L’appartamento si trova sopra la bottega. “La chiusura del Borgo ha comportato anche lo sfratto da casa, e come puoi immaginare la fatica è grande. Sto inscatolando decine d’anni di ricordi. Ho trovato perfino un faldone con vecchi fogli ciclostilati a Casalpina. Da qualche parte c’era anche il tuo nome.

Il Borgo chiude per almeno due anni perché partirà a breve un cantiere finanziato con i fondi del PNRR. 

Dove andranno le tue figlie e la mamma? La bottega? Mastro Corradin riaprirà altrove? “Stiamo avendo molte difficoltà a trovare sia una casa, che una nuova location per la bottega. Però qualcosa si muove, voglio essere ottimista.

L’ansia del momento

Lo sguardo di Emil denuncia tutta l’ansia del momento. Non potrebbe essere diverso.

Il 31 dicembre scorso, il giorno della chiusura (non si poteva chiudere una settimana dopo e permettere a cittadini e turisti di visitarlo per l’ultima volta?) erano presenti in tanti. Un sit-in di saluto che ha avuto momenti di forte emozione. “Sì, abbiamo avuto manifestazioni di stima inaspettate e gradite. In fondo qui sono passate generazioni di torinesi, centinaia di scuole e tanti turisti. Il Borgo era un vero e proprio museo medievale a cielo aperto e per decenni noi artigiani, i gruppi di rievocazione storica, le associazioni, abbiamo ricreato sulle rive del Po un angolo di storia passata. Non è un caso se studiosi come Giuseppe Sergi, ma anche lo stesso Alessandro Barbero, hanno seguito con preoccupazione questa vicenda.

Torino perde per due anni una delle sue attrazioni turistiche più amate. Lo accettiamo, ma dopo cosa succederà? Tornerai con la tua bottega?

Nei prossimi giorni dovrebbero essere rese pubbliche dal Comune le linee guida per il futuro del Borgo. Forse allora potremo capire qualcosa in più. Di certo non possiamo attendere due anni, “Mastro Corradin” deve trovare subito un luogo nel quale riprendere a lavorare per i gruppi di rievocazione storica, accogliere gli appassionati, fare laboratori con i bambini. È chiaro che un altro luogo paragonabile al Borgo medievale del Valentino non c’è.

Ciao Torino

Emil non lo dice e non lo direbbe mai, per cui lo dico io: Torino perde non una, ma due eccellenze. Se una è il Borgo, l’altra è la sua bottega di fabbro che forgia spade e armature, che insegna l’arte del ferro ai bambini, che conserva e tramanda la storia medievale. 

In Italia di esperienze paragonabili a quella di Mastro Corradin, se ci sono, sono pochissime. E anche a livello europeo non è facilissimo trovarne. 

Certo, se Stellantis abbandona Torino è un problema serio, ma anche se perdi Mastro Corradin, per noi torinesi, non è un affare.

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