CINQUANTASEI ANNI e UN GIORNO

Ieri ho compiuto 56 anni. Per una ragione difficile da spiegare, in passato ho a lungo sostenuto che non avrei superato i 55 anni. Considerando l’anno appena trascorso, sono piuttosto contento di essermi sbagliato. Da ragazzo coltivavo una speranza: invecchiare senza perdere di vista la semplicità, l’ingenuità, la capacità di stupirmi che sentivo di avere. Ho superato la mezza età e la terza età è a un passo, però forse quell’obiettivo di gioventù l’ho raggiunto. Sento di invecchiare bene. Riesco ancora a farmi sorprendere dalla vita, a non farmi fregare dal cinismo, di vedere il bicchiere mezzo pieno, di credere che l’essere umano in fondo sia buono, di non avere paura di risultare naïf, di credere che quasi mai la forma è anche sostanza. Riesco a non farmi deprimere troppo dagli obiettivi mancati, dagli insuccessi, dai fallimenti piccoli e grandi, dagli errori fatti, dai miei numerosi limiti caratteriali. Da tempo ormai, quando provo a pensare a me stesso, l’unica immagine che recupero è quella di un treno che percorre alla sua massima velocità possibile un tunnel buio pesto, sapendo però che alla fine quel tunnel finisce. Non so se è davvero finito, a me pare di sì.

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