FURIA

Seguendo l’esempio del compagno Calenda, all’indomani della più sonora sconfitta della sinistra nella storia repubblicana, mi sono iscritto al Partito Democratico. Adoro salire sul carro degli sconfitti, è una vecchia tradizione di famiglia, e alle tradizioni, ci tengo.

Come prima conseguenza di cotanto ardire politico, sfidando una temperatura troppo rigida per uno che sogna di vivere stabilmente in un luogo che abbia il clima di Manaus, ma che non disti quasi due giorni di aereo, scali inclusi, mi sono appena recato alla sezione del PD della ridente cittadina di Grugliasco, dove ora risiedo, ed ho votato alle Primarie Regionali per eleggere il nuovo Segretario.

Ho scelto Paolo Furia, nella speranza di non avergli portato sfiga (in genere alle Primarie ho sempre votato un outsider, senza imbroccarla mai. Solo con Renzi Matteo, al secondo tentativo ho fatto bingo).

Ho incrociato la sua candidatura su Facebook qualche giorno fa. Bella faccia, bel curriculum, bella strategia comunicativa (semplice, credibile, senza slogan da quattro soldi e promesse da terrapiattista). Paolo da Biella ha voglia di raccogliere i cocci del divisissimo PD piemontese e provare a costruire un programma in grado di evitare che alle prossime elezioni regionali il buon Chiampa prenda sberle. Eroico.

C’è un secondo motivo che mi ha spinto a sfidare i pinguini e andare a vergare una X su un pezzo di carta. Credo che la tanto osannata piattaforma Roussoau non sia il futuro della democrazia, ma la sua tomba. Se aveva ragione Gaber Gorgio, per partecipare della vita democratica del tuo paese devi almeno alzare il culo dalla sedia e andare a guardare in faccia i compagni della sezione, salutare, versare i due euro, chiedere “come va?” e infine augurare Buon Natale ai presenti che hanno immolato la loro domenica per permetterti di esprimere una libera opinione all’interno del tuo partito.

Fatevene una ragione: a noi non basta schiacciare “invio”, e forse è proprio per questo che sopravviveremo anche a voi.

 

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