A me quelli che fanno campagna elettorale sulla pelle di chi emigra o scappa da un paese che non riesce (o non può) più a sentire proprio, mi fanno vomitare.

E in queste settimane di estrema calura estiva l’italica classe politica non si è sottratta alla caccia al negro che arriva via mare.

Capita da noi, ma non solo. Con un’aggravante. Noi, noi italiani intendo, andiamo a raccontare in giro di essere brava gente. Ospitale, allegra, a suo modo geniale. Noi santi, poeti e navigatori.

No. Noi siamo razzisti come gli altri. Forse più degli altri . Ma non lo sappiamo. O preferiamo pensare che lo siano i tedeschi, o i francesi. O chiunque altro. Ma noi no. Noi. Ricordo, per inciso, che le nostre leggi razziali, correva l’anno 1938, erano persino più dure di quelle di zio Adolfo. Siamo anche creativi. Noi.

Vorrei che tre quarti della nostre classe politica (solo tre quarti, un quarto, grazieaddio, ragiona) venisse imbarcata a Lampedusa e sospinta in mare verso Tripoli. Su una barchetta, gommone, bagnarola, zattera. E che prendesse residenza ad Aleppo, o a Kobane, o in Burundi. Magari in Nigeria. A scelta. Così finalmente potranno andare ad “aiutarli a casa loro”. Per non tornare più. Si spera.

Noi, che quella classe politica vomitevole abbiamo eletto, abbiamo tutto (dalla villa al mare e/o montagna, al SUV per la mogliettina, dalle Nike/Munich/Vans/Prada o fate voi, al conto corrente a sei zeri) e molti, invece, lontano da qui, non hanno nulla. Tra l’altro quelli che noi qui, consideriamo più o meno poveri, nella quasi totalità dei paesi africani sarebbero considerati più o meno dei notabili. Così, per dare una proporzione.

L’equazione è tutta qui, inutile scervellarsi. E noi abbiamo una paura fottuta che chi oggi cammina scalzo a Freetown abbia voglia, domani, di guidare un SUV. Magari il nostro, sotto casa nostra.

Edonisti cronici di questa cippa, riccastri da evasione fiscale, ereditieri dei denari di famiglia, razzisti di ritorno di ogni ordine e grado, datemi retta: vendete il SUV e le Nike su eBay. Fatevene una ragione: il futuro è dei poveri ai quali abbiamo fatto girare i coglioni.

Cordiali saluti.