IL PARCO DORA

Abito a pochi passi da una delle zone di Torino che negli ultimi decenni ha più cambiato pelle. Dove prima c’era un’enorme fonderia, ora c’è un parco attraversato dalla Dora Riparia. Non è Central Park, per carità, ma ha comunque qualcosa di newyorkese. Scheletri di acciaio, prati e alberi, muri residui che diventano tele per gli street artists, un’area attrezzata per gli skaters, campi da basket, calcetto, tennis, pallavolo. Tutto sotto il tetto sospeso della ex Teksid. Fabbriche abbandonate e restituite ai cittadini sotto una veste nuova. Quasi una via Gluk al contrario.

In questi ultimi giorni il Parco Dora è stato al centro di una brutta storia di stupro di gruppo. Il fatto in sé non è avvenuto “nel” Parco, ma nelle strette vicinanze. Però i titoli dei giornali, si sa, non amano sottilizzare, per cui il Parco Dora (che da anni è la sede del Kappa Futur Festival e il luogo dove la comunità musulmana torinese celebra la fine del Ramadan) è diventato, restando in tema “Big Apple”, il nuovo Bronx subalpino. Vorrei smentire la vulgata.

Vado spesso al Parco Dora: a correre, a giocare a tennis contro un muro, a fare qualche foto, a osservare il mondo che lo vive.

Questa mattina, infatti, ero lì verso le 11 ed ho visto: un’ insegnate kazaka di yoga tenere a bada una classe di 30 adulti (e io tra loro), un mercatino dell’artigianato di alto livello, un gruppo di ragazzi (indiani? Pakistani?) giocare a cricket, due visi pallidissimi giocare a tennis, un gruppetto di ragazzi di svariati colori giocare a basket, due mamme (peruviane?) attrezzare uno spazio per una festa di compleanno. E poi runners della domenica, gente a passeggio con il cane, umarell in cerca di cantieri, passeggini, ragazzi reduci dal sabato sera.

Il cielo questa mattina non era ancora autunnale e il sole quasi caldo. Guardarsi attorno al Parco Dora è stato come respirare una città che cambia a dispetto di chi pensa che la storia si possa fermare per legge. Un’altra di quelle piccole lezioni di sociologia quotidiana alle quali mi piace moltissimo assistere.

Be the first to comment on "IL PARCO DORA"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*