POI SI VEDRÀ (a proposito del Referendum)

Nel 2016, quando in dicembre andammo a votare per il Referendum Costituzionale, la stragrande maggioranza degli elettori non aveva nemmeno idea vaga di quale fosse davvero l’oggetto del quesito referendario. Era complesso, articolato e avrebbe inciso sulle istituzioni, cambiandole profondamente. Fu un dibattito surreale che finì come sappiamo. Matteo Renzi, allora Presidente del Consiglio,  ne fece una battaglia personale (“Se perdo, me ne vado“), e prese una batosta solenne. La sconfitta, era chiaro a tutti, non era nel merito della Riforma, ma politica. Abbiamo votato per cacciare Renzi, non per salvare la Costituzione (della quale, in realtà, ci importa pochissimo, ma come feticcio funziona alla grande).

Eppure quella legislatura, nata dopo l’incredibile rielezione di Giorgio Napolitano al Quirinale per manifesta incapacità della politica a fare il proprio mestiere, doveva iniziare una vasta fase di riforme condivise. Vi ricordate il discorso di Napolitano alle Camere. No? Lo trovate qui: è durissimo verso i parlamentari, i quali, con la faccia da tolla degna delle grani occasioni, durante i 40 minuti di discorso di insediamento, si spellarono le mani a forza di applausi per ben 30 volte.

Oggi ci risiamo. Tra meno di un mese andremo a votare per un altro Referendum di riforma istituzionale. Memori dell’esperienza, coloro che affossarono quello del 2016 (M5S in primis, poi Lega, Fratelli d’Italia e anche un bel pezzo di PD), si muovono in modo assai più cauto. Nessun quesito complesso, nessuna domanda difficile da capire, niente CNEL, bicameralismo, poteri del Governo che mutano. Facciamola semplice: “Tu cittadino elettore perennemente incazzato e che quando va a votare pensa prima di tutto al proprio tornaconto, vuoi tagliare il 30% dei parlamentari della Repubblica e passare da circa 900 a circa 600? Come sarebbe “perchè”? Perchè costano, perchè rubano, perchè sono la kasta . Vuoi?“. “Voglio, cazzarola, certo che voglio!!! Tutti a casa, ladri!“. Geniale vero? L’anti politica che ha contribuito in modo decisivo ad affossare quello del 2016 (intanto cacciamo Renzi, facciamo cadere il Governo, poi si vedrà), ha bisogno di carburante per proseguire a consolidarsi. Quest’occasione è ghiottissima. Per cui, tagliamo i parlamentari, anche se non c’è un motivo vero, facciamo felici gli elettori furenti (e per di più feriti da un anno bisestile che morderà ancora) e poi si vedrà. Perchè è chiaro per chi lo vuole capire, che se tagli il 30% dei parlamentari senza fare una riforma istituzionale più ampia è un casino. Ma non importa, ora si deve incassare il dividendo politico, poi si vedrà.

Poi si vedrà. Un classico italico. Per questo #ioVotoNO

2 Comments on "POI SI VEDRÀ (a proposito del Referendum)"

  1. anche #iovotoNO, perché sono stanca di queste prese per i fondelli. Lo ha imparato perfino mio figlio che c’è un ordine da seguire nel fare le cose… perlamiseria. Ma quello che mi preoccupa di più ancora è il ritrovarci sempre più incapaci di uno sguardo non dico di prospettiva… basterebbe uno sguardo che arriva alla prossima settimana!

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