SENZA PIÙ RADICI

Davide Demichelis

Da domani, domenica 31 gennaio, Radici, l’altra faccia dell’immigrazione non andrà più in onda. Per la verità da due anni andavano in onda solo repliche, ma piuttosto che niente, qualche volta, ci si può accontentare di piuttosto. La Rai ha prodotto sette stagioni di Radici, e le ha sempre mandate in onda la domenica su Rai3 alle ore 13, con ascolti più che in linea con le attese di rete. Domenica scorsa, l’ultima replica ha sfiorato i 700 mila telespettatori. E anche sui social, Radici, non scherza.

Che questa trasmissione storica di Mamma Rai, che racconta la vita dei nuovi cittadini italiani arrivati da Africa, Asia, Sud America e Est Europa, scompaia dai palinsesti è, secondo me, molto grave. Lo è per due motivi:

  1. l’immigrazione è un fatto della vita che bisogna raccontare. Sono figlio di immigrati dal Sud Italia, arrivati a Torino negli anni sessanta, insegno in una scuola dove circa il 20% di bambini è figlio di genitori non italiani e almeno il 50% non ha genitori torinesi. Vivo in una città che senza l’arrivo di persone provenienti prima dal meridione dello stivale e poi dal resto del mondo non esisterebbe.
  2. noi italiani siamo convinti di essere l’ombelico del mondo, e crediamo fermamente che ciò che capita attorno a noi non sia poi così rilevante. Non abbiamo nessuna vera contezza di cosa capiti oltre Lampedusa (o oltre Trieste) e poco ce ne fotte saperlo. Un Paese con giovani ministri degli Esteri che faticano a collocare il Venezuela sul mappamondo, non può certo avere cittadini curiosi di conoscere le ragioni e le storie di chi ha cercato qui un futuro diverso da quello assegnatogli dal caso.

Radici, l’altra faccia dell’immigrazione era una delle poche finestre aperte sul mondo, una delle rare occasioni per smettere di guardare sempre e solo la nostra bella faccia rubiconda riflessa nello specchio. Un’opportunità, forse unica nel panorama televisivo italiano, di parlare di immigrazione senza neanche un abbozzo di stereotipo.

Conosco gli autori di Radici, ho avuto la fortuna di lavorare con loro per diversi anni in gioventù. Si chiamano Davide Demichelis, ideatore e volto della trasmissione, e Alessandro Rocca, videomaker, fotoreporter e motore di produzione. Ne ho sempre apprezzato determinazione, chiarezza di idee, deontologia, professionalità. A loro si deve il merito di avere regalato alla tv italiana qualcosa che mancava e che da domani, per motivi ignoti ai più, ma chiarissimi a chi si occupa di tv, non andrà più in onda.

Non posso fare nulla per dare nuova vita a Radici, ma almeno un grazie a Davide e Alex per quello che hanno fatto, lo devo.

6 Comments on "SENZA PIÙ RADICI"

  1. Petizione su Change.org?

    • Credo sia meglio di no (me lo hanno chiesto dalla redazione di Radici). Se esistesse ancora una vaga possibilità che in Rai qualcuno possa rinsavire, una qualunque nota polemica potrebbe far naufragare tutto. Siamo uno stranissimo Paese.

  2. In un mondo in cui tutti si accaniscono gli uni contro gli altri la conoscenza è il primo passo per la comprensione. Radici ce l’ho ha insegnato in tutti questi anni. Trasmissioni sciatte che veicolano polemiche e risentimenti nel palinsesto del servizio pubblico non dovrebbero esistere, viceversa, abbiamo bisogno di trasmissioni, belle e ben fatte, come Radici, che possano migliorare la convivenza.

    • Come darle torto Daniela? Speriamo che i giochi non siano del tutto chiusi. Incrociamo le dita (comprese quelle dei piedi…)

  3. Ciao Sante concordo pienamente sul commento della cancellazione di Radici dal palinsesto. Certo che non essendoci la volontà politica, per usare una vecchia espressioni, la rinascita di questo formato, la vedo dura nell’immediato. Grazie.
    Vincenzo

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