Quelli del bookshop

Per 71 giorni ho cambiato mestiere. Avrei dovuto farlo prima. E’ stata una boccata d’ossigeno, dopo due anni pieni di inutile fatica, impegnato a lottare una battaglia persa, condotta male, senza strategia, per non perdere il mio posto di lavoro.

Mi è stata data un’opportunità a tempo, per ricominciare. L’ho raccolta. E sono grato a chi me l’ha offerta.

In questi 71 giorni ho lavorato con una nutrita truppa di giovani e meno giovani disoccupati con i quali ho condiviso una piccola indimenticabile esperienza professionale.

Per tutti, ora, si torna alla precarietà quotidiana. Una precarietà alla quale non ci si abitua, ma con la quale bisogna imparare a convivere.

Ognuno di loro mi ha riconciliato con il lavoro, il senso di un progetto, il valore della creatività. Con la stima e l’amicizia che mi hanno dimostrato sono riusciti in un’impresa memorabile: dare alla mia sempre scarsissima autostima un motivo per rialzare la testa.

A tutti e a ciascuno di coloro che hanno formato quella truppa, va il mio grazie. Vero.

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