SANREMO, UCRAINA

Non seguo il Festival da molti anni. Non mi piace, non mi interessa, quando arriva è una sorta di iattura. L’Italia per una settimana si autosospende in blocco.

Alla fine però, piaccia o meno, da Sanremo non si scappa. O espatri per il lasso di tempo necessario o il Festival lo incrocerai a ogni ora del giorno e della notte. Alla fine ne saprai quasi come tutti coloro che hanno trascorso una cinquantina di ore davanti alla tv, perchè Sanremo è Sanremo.

È il festival dell’Italia, non della canzone italiana. È la celebrazione mediatica della nostra indole profonda, l’ultimo rito davvero nazional-popolare nel quale, in qualche misura, ci identifichiamo. Tolto il calcio della nazionale che vince l’Europeo o il Mondiale, noi siamo italiani quando il palco di Sanremo si anima.

E qual è la caratteristica che davvero ci fa sentire partecipi di un mega evento al quale possiamo solo assistere da lontano? La polemica. Possibilmente gratuita, posticcia, feroce, liberatoria. Al bar, sui social, in famiglia, con la vicina di casa, in ufficio, in fabbrica: c’è la polemica sull’abito della star e poi la canzone più brutta di sempre, l’intervento del comico, l’assessore, le cosce della valletta, i baffi del presentatore, la domanda delle domande: ma che fine hanno fatto i Jalisse? Va bene tutto, basta che sia polemico.

Sanremo senza le chiacchiere di contorno non esisterebbe da un pezzo. 

Sul palco dell’Ariston salirà anche la guerra in Europa, perchè il Presidente Zelensky sarà ospite di Sanremo da remoto.

Per il Festival è la polemica perfetta. Quale cittadino italiano, da Sergio Mattarella al sottoscritto, si può sottrarre, in pubblico o in privato, a questa gustosissima diatriba? Ovviamente nessuno.

Quindi: ha senso che il Presidente dell’Ucraina, che sta per festeggiare un anno di invasione, 7 mila morti civili, almeno 50 mila soldati ammazzati e circa 5 milioni di profughi, sia presente con un collegamento video a Sanremo?

Sì. Secondo me sì, e non solo perchè nel 1999 su quel palco salì Michail Gorbačëv, l’ultimo Presidente dell’URSS, il padre delle perestroijka, inviso a Vladimir Putin quasi quanto Zelensky, senza che nessuno fiatasse, ma perchè (per esempio) tutte le settimane grazie a Cartabianca, Rai3, mi devo sorbire le litanie del prof. Alessandro Orsini che vaneggia teorie astruse spalleggiato dalla figlia di Enrico Berlinguer (scusa Enrico), o perchè (sempre per esempio) devo tollerare gli interventi pubblici quotidiani di una pletora composita di presunti intellettuali filo russi nostalgici del comunismo e di putiniani occasionali in cerca di quindici minuti di notorietà.

Alla luce di queste presenze al limite del paranormale, non ci farà male ascoltare le parole di chi la guerra la vive sulla propria pelle tutti giorni da un anno. Non si può sempre fingere che la realtà non esista.

6 Comments on "SANREMO, UCRAINA"

  1. Quel signore li con la macchia in fronte a forma di Europa passato alla storia come promotore di pace e disarmo. Per ora Zelensky non mi pare che sia proprio sullo stesso piano. Senza dubbio presidente di una nazione aggredita e ferita, si trova a dover affrontare per ora problemi più pragmatici come la sopravvivenza, e questo glielo riconosciamo. Ma non dimentichiamo che tra i suoi paladini ci sono anche degli elementi nazi combattenti di origine mercenaria, che il buon presidente ha omologato al rango di difensori della patria ma che sono stati, sono e saranno (se ne resterà qualcuno) una sorta di SS fatta in casa per contrastare le voglie di separazione delle regioni russofone. E allora, dato che ieri la TV di stato mi ha fatto vedere Binario 21 con tanto di Liliana Segre & Co. (trasmissione sulla tv pubblica che ho molto apprezzato, e succede raramente, ma credo di non essere così imparziale a proposito di quanto concerne olocausto, deportazione e memoria) io in collegamento al festivalone per fare audience il capo di una banda di nazi partigiani non lo voglio. Non mi sembra il posto giusto né l’argomento giusto. È solo una pagliacciata fatta per aumentare l’ascolto. Non è la sede dove affrontare argomenti di tale spessore e complessità. Non mi si proponga il modello Western dove ci sono i buoni e i cattivi, e Zelensky è il capo dei buoni. Se vogliamo fare informazione (e speriamo che sia sempre fatta) ci sono le sedi opportune, le trasmissioni opportune, il pubblico opportuno. Il festival della canzone non mi sembra che lo sia.

    • Immagino lei finga di non sapere che Zelensky è ebreo, che ieri ha celebrato la giornata della memoria in una regione che ha subito numerosi pogrom sovietici e che i miliziani della Wagner sono dei mercenari fascisti. Al netto di ciò che preferisce ignorare, rimane il diritto internazionale violato. Quello conta. Molto.

  2. Il sig. Gianluca fa anche finta di non sapere che quelle che lui definisce “ le voglie di separazione delle regioni russofone” furono programmate e costruite anche e specialmente militarmente dallo stesso criminale fscista che oggi abbiamo visto invadere l’intera Ucraina
    ( quello delle regioni russofone semmai fu la strategia iniziale dei suoi piani)

    • Concordo. Su tutto però per me rimane l’incredulità. Per ragioni puramente ideologiche (e farlocche) c’è ancora, dopo un anno di invasione violenta, qualcuno in grado fare il figo con la morte altrui. In Europa, dietro casa nostra.

  3. Таисия Полищук | 3 Febbraio 2023 at 21:49 | Rispondi

    Это наш Президент “лидер банды нацистских партизан”? Он лидер страны, которая воюет за свою свободу. Это путин лидер нацистов, которые просто хотят стереть с лица земли мою страну Украину, мой народ. Дело чести всех передовых людей Европы поддержать Украину в её справедливой борьбе с рашистами за свою независимость. Выступить против геноцида украинского народа.

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