FESTA DEL PAPÀ

Una ventina di anni fa, quando il lavoro mi portava con una certa frequenza in Brasile, un 19 marzo, all’interno di una scuola gestita da religiose italiane ho presenziato a una Festa del Papà.

Eravamo in un quartiere periferico, dove la precarietà era il pane quotidiano. Nelle classi, accanto ai bambini, c’era una persona di sesso maschile, qualche volta di sesso femminile. Nella mia testolina la lettura era la seguente: quanti bei papà e quante mamme, che sostituiscono i papà che sono al lavoro e che non possono essere qui ora!

Chiesi conferma della mia tesi alla suora che mi stava accanto e la risposta che mi diede è così riassumibile: “Molti sono i loro papà, le donne che vedi, invece, sono le mamme che sono qui perchè la vita le ha portate ad essere anche il papà dei loro figli. Questo perchè chi le ha rese madri è scappato, è in galera, è già morto, è da qualche parte ubriaco o si è dato alla bella vita lontano dalle proprie responsabilità. Non solo, molti di questi uomini sono zii, nonni, amici di questi bambini. Se la famiglia non c’è, te la costruisci e permetti a questi bambini i fare festa, come meritano.”

Suora-Sante 6-0 6-0.

È stata la prima volta che ho fatto davvero i conti con la complessità del tema “genitorialità” e di come lo si affronta. Da allora nessuno ha saputo darmi una lettura più efficace.

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