LA SECONDA VITA DI UNA LAVATRICE

Ricevo la newsletter di ri-generation da qualche mese. Mi ha incuriosito ed ho voluto verificare sul campo. Ciò che succede in un capannone di Vinovo, alle porte di Torino mi è parso davvero pionieristico. Ho chiesto a Manuel Odasso, amministratore delegato dell’azienda e vice presidente del Gruppo Giovani Imprenditori Torino, di fare due chiacchiere. Ha accettato. Per la prima volta ho visto con i miei occhi concretizzarsi l’idea di economia circolare e potuto misurare l’impatto sociale di un’azienda. Forse poteva capitare solo da queste parti. Provo a raccontarlo qui. Buona lettura.

Tecnicamente si tratta di una start-up, ma ri-generation è qualcosa di più, visto che è l’ultimo capitolo di una storia iniziata nel lontano 1946 in una Torino ancora devastata dalla distruzione della seconda guerra mondiale.

Il merito è di Riccardo Bertolino un giovane, geniale e intraprendente, che a casa sua utilizzando i pezzi di una lavatrice inglese a manovella, ne costruisce una “nuova” e funzionante. Che poi vende al vicino. Si sparge la voce. Nasce un piccolo laboratorio, che poi diventa negozio e infine un marchio, Riber (Ri-ccardo Ber-tolino). Le lavatrici che lui rimette a nuovo, si diceva, potevano durare anche vent’anni.

DALLA RIBER ALLA ASTEVAL

La Riber fa un passo ulteriore, inizia a costruire in proprio e fino agli anni ottanta è tra i principali produttori di lavatrici in Italia. Già nel 1963 il figlio di Riccardo, Giorgio, capisce che c’è un problema urgente da affrontare e risolvere: organizzare l’assistenza e procurarsi i ricambi. Nasce così la Astelval (ASsistenza TEcnica LAVatrici), che si rivela una seconda buona idea, quasi migliore della prima. Ancora oggi infatti Astelval è uno dei principali distributori europei di ricambi per elettrodomestici.

Questa, in estrema sintesi, la storia che ha portato nel 2017 alla nascita della ri-generation, che ha sede a Vinovo, in via Cavour 20, accanto alla Asteval. Ha 10 dipendenti ed è la prima e unica azienda italiana che “rigenera” grandi elettrodomestici. Si tratta di frigoriferi, lavatrici, asciugatrici, forni, piani cottura che arrivano dai centri di raccolta, da donazioni private, dalla stesse case costruttrici, che si ritrovano con prodotti nuovi, ma con piccoli difetti di fabbricazione e quindi destinati allo smaltimento.

Se vogliamo è l’evoluzione naturale dello spirito con il quale Riccardo Bertolino replicò quella prima lavatrice a manovella. Oggi, finalmente e per fortuna, c’è una nuova coscienza sull’impatto che le nostre azioni hanno sul mondo nel quale viviamo, sull’uso, il consumo e il riuso delle cose, elettrodomestici in primis.

RIGENERARE È MOLTO PIÙ CHE RIPARARE

Rigenerare è molti passi oltre la semplice riparazione, è fare in modo che un forno destinato allo smaltimento possa tornare a essere come nuovo e vivere una seconda vita. La rappresentazione plastica e concreta di cos’è l’economia circolare. Il CEO di ri-generation è Manuel Odasso, vice presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali di Torino. Suo il compito di accompagnare la crescita di un’azienda che sta, nel suo piccolo, continuando a fare la storia. Proprio come la Riber nel dopoguerra.

Dal 2021 ri-generation è uno spin off di Astelav ed ha iniziato a camminare con le proprie gambe per dare vita a qualcosa di importante, che potesse diventare un vero social business. – spiega il dott. Odasso – In quattro anni abbiamo triplicato il fatturato e l’anno scorso abbiamo rigenerato e venduto 4 mila pezzi. Quest’anno invece puntiamo a rigenerarne 5 mila.

Ri-generation si è fatta notare sul mercato e accanto ad Astelav, che rimane socio di riferimento, sono entrati nella compagine societaria dei fondi di investimento ESG (Environmental, Social and Governance). Un’apertura al capitale necessaria per crescere.

Abbiamo un piano industriale piuttosto ambizioso – conferma il CEO di Re-generation – e contiamo in meno di cinque anni di arrivare alla completa autonomia finanziaria. Di certo cambieremo sede, ci sposteremo di poco, ma gli spazi a nostra disposizione che pure non sono esigui, non bastano più. Nel 2029 vogliamo arrivare a rigenerare 25 mila pezzi.”

SOLO A TORINO

C’è un altro dato, importante quanto quello economico, che va sottolineato. Questa idea è nata e cresciuta a Torino e si è incrociata con altre storie molto torinesi (dal Sermig di Ernesto Olivero, alle scuole professionali dei salesiani di don Bosco) dando vita a qualcosa che forse poteva nascere davvero solo sotto la Mole.

Sì è così e la conferma mi arriva dagli stessi fondi di investimento, non solo italiani. Torino è una realtà dove si lavora da tempo sui temi sia dell’impatto sociale che ambientale. C’è una coscienza diffusa e condivisa su questi temi che favorisce l’arrivo di soggetti finanziari del settore.”

L’impatto sociale è l’altro aspetto che ri-generation cura da quando esiste, ovvero l’inserimento di persone fragili all’interno dell’azienda e farle crescere professionalmente, dando loro la necessaria stabilità.

È un’attenzione che abbiamo da sempre e si affianca al lavoro negli istituti tecnici e professionali – prosegue il CEO – dove veniamo chiamati a fare formazione sul modello di business valorale che abbiamo creato. C’è addirittura una piccola Academy all’interno di una scuola professionale torinese dove nel piano didattico è stata inserita l’ora di ri-generation, che è tenuta da nostri tecnici. Una sfida educativa e culturale che crediamo sia fondamentale per dare ancora più valore al nostro progetto.”

Chi fosse interessato ad acquistare un elettrodomestico di ri-generation può farlo visitando lo shop on line all’indirizzo https://www.ri-generation.com/collections, oppure può recarsi nei negozi che si trovano uno all’interno dello stabilimento di Vinovo, l’altro al primo piano di Green Pea, il nuovo centro commerciale destinato alla sostenibilità in via Fenoglietti 20,a Torino.

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