Da poco più di un anno sono direttore responsabile di un foglio mensile che viene pubblicato dal gruppo consiliare di minoranza del Comune di Saluggia, in provincia di Vercelli. Si chiama “Progetto Nuova Saluggia” e tutti i mesi raggiunge le buche delle lettere dei saluggesi. Molto novecentesco ma, credetemi, è uno strumento ancora molto efficace in buona parte dei territorio della provincia italiana. Saluggia conta meno di 4000 abitanti, ci si conosce tutti per nome. L’analogico, a volte, batte ancora il ditigiale.
Questo incarico, che svolgo pro-bono, mi offre però un’opportunità rara: scrivere tutti i mesi un piccolo editoriale e aiutare i consiglieri a migliorare la loro comunicazione politica.
In teoria può apparire posa cosa, in realtà sento tutto il peso di questa piccola responsabilità. Per esempio: in primavera si voterà per i referendum (ve lo eravate dimenticati vero?). Cinque quesiti. Il capogruppo mi ha chiesto: “Sante, hai voglia di scrivere qualcosa sui referendum in arrivo?“. Ci ho provato. Questi sono My Two Cents per “Progetto Nuova Saluggia”.
I REFERENDUM DI PRIMAVERA
Tra qualche mese saremo chiamati a votare su cinque quesiti referendari. Quattro di questi riguarderanno aspetti del “fu” Jobs Act, approvato dal Parlamento nel 2014 e uno il tema, a mio avviso nodale, della cittadinanza. C’è stato un tempo nel quale i referendum mi scaldavano il cuore e spingevano al dibattito. Quel tempo, lo confesso, è finito. Non entro nel dettaglio, ma è indubbio che l’istituto referendario si è logorato.
Leggo da Wikipedia che: “Dal 1946 ad oggi in Italia si sono svolti 78 referendum nazionali, di cui 72 referendum abrogativi, un referendum istituzionale, un referendum di indirizzo e 4 referendum costituzionali”. Tanti forse troppi in 79 anni di vita repubblicana. Nella storia ne sono rimasti solo due: quello sull’aborto e quello sul divorzio. Non è un caso.
Quanti di noi sceglieranno di andare a votare un referendum, voluto fortemente dalla CGIL, per abrogare parti di una riforma del lavoro che da quando è stata approvata ha già cambiato pelle molte volte? Secondo me pochi, non abbastanza per superare il quorum necessario.
Ciò mi urta assai perchè, invece, il quinto quesito è molto importante, quasi quanto quello su aborto e divorzio, perché riguarda il tema del riconoscimento della cittadinanza ai cittadini stranieri. Leggo dall’ANSA: “Propone di dimezzare da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni. Il quesito mira, quindi, a modificare l’articolo 9 dell’attuale legge sulla cittadinanza, la numero 91/1992, che si basa sul cosiddetto ius sanguinis, il ‘diritto di sangue’.”
Sarebbe una vera trasformazione sociale, un riconoscimento formale e sostanziale a chi è venuto a vivere in Italia arrivando da un paese extraeuropeo e ha messo su famiglia. Lavorando, pagando le tasse, contribuendo al welfare collettivo e al futuro del Paese.
Nelle nostre scuole, dice Save the Children, 1 studente su 10 ha origini straniere. Oltre due terzi sono nati e cresciuti in Italia, ma non sono cittadini italiani.
Questo è semplicemente inaccettabile. Quando sarò chiamato alle urne, andrò a votare, ritirerò solo la scheda del quinto quesito e voterò SÌ nella speranza che i miei concittadini votino in maggioranza e abbiano il coraggio di dare voce al diritto di sentirsi parte di questa comunità a milioni di persone che vivono nel limbo. Non perdiamo l’occasione. Dati i tempi, è una chance che non tornerà presto.
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