Pakistano

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Ieri un altro po’ di cristianucci, all’uscita della Santa Messa, sono stati fatti a brandelli da una bomba. In Pakistan. Ormai, a sud e ad est del Mediterraneo, viaggiare con un crocifisso al collo è diventato pericoloso assai. C’è chi quel collo te lo vuole mozzare, senza nemmeno chiederti il permesso.

Ciò che mi perplime è che, di fronte a una persecuzione fatta di lacrime e sangue (perché di questo stiamo parlando ) le bacheche e i comizi di coloro che invocano, professano, inneggiano un giorno sì e l’altro pure, alle libertà, tacciono. Nicchiano. Non vedono. Non sentono.

Già perché un conto è difendere i diritti degli omosessuali, dei palestinesi, dei NoTav, dei cani abbandonati e dell’orso marsicano, altro è difendere un pakistano generico medio che in un contesto tutto muslim si mette a credere nel Nazareno (che, relax, non ha nulla, a che vedere con il Patto Del). Rincoglionito di un pakistano.

E poi non è cool fare una manifestazione per i suoi diritti. Suona sfigato. Meglio ululare per Erri De Luca, il nuovo eroe della libertà di pensiero.

A noi, paladini delle libertà a singhiozzo, interessa difendere i diritti solo di quelli che ci piacciano. Che ci assomigliano. Ammettiamolo. Gli altri, quelli diversi davvero, si posso fottere. Tranquillamente.

E poi, cazzo, la Chiesa non paga l’Imu. Che esplodano in silenzio.

Punirne uno per educarne cento, si diceva un tempo.

Spero che l’inferno, per qualcuno, esista davvero.

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