“Definisci bambini”

Forzando molto i miei buoni propositi, ho visto su YouTube i sei minuti del litigio televisivo tra Enzo Iachetti, comico assai noto dai gloriosi tempi di Drive In, e Eyal Mizrahi, ebreo israeliano di media fama residente in Italia, arbitrato da Bianca Berlinguer, giornalista celebrata, di consolidata notorietà, figlia di uno dei politici più importanti della storia d’Italia e del fu Partito Comunista Italiano.

È stata una lunga scena penosa. Oggetto del litigio, ovviamente, la guerra a Gaza e il prezzo pagato dai civili.

Il comico, nella comprensibile foga di difendere i gazawi sotto le bombe, ha inanellato una serie di numeri casuali e strafalcioni storici, palesando una totale non conoscenza delle ragioni che hanno portato a una delle pagine più buie della storia recente del Medio Oriente. Bianca Berlinguer, consapevole, che stava per scoppiare un merdone clamoroso, ma utile allo share sempre un po’ asfittico di una trasmissione che resiste ancora grazie alle lune di uno scrittore burbero ex alcolista o alle panzane geopolitiche di un docente azzimato, ha finto di gestire lo scontro. Tipo arbitro di wrestling. 

L’ospite israeliano, che manifestava lo stesso tasso empatia di un ghiacciolo in freezer, ha detto pochissime parole per cercare di rintuzzare il profluvio scomposto del comico, sempre più incazzato.

Tra queste parole, due, rivolte a Iachetti,sono suonate davvero stridenti: “Definisca bambini”. Il riferimento è ai dati più o meno ufficiali (forniti dal governo della Striscia di Gaza, cioè da Hamas) di circa 15, forse 20 mila, bambini morti durante questi quasi due anni di guerra.

Definisci bambiniSuona orrendo, ne convengo. Iachetti è andato su tutte le furie e in poche ore è assurto a paladino del giorno della coscienza collettiva. I social lo hanno incoronato. Da Andrea Scanzi in su e in giù, la moltitudine dei giusti ne ha riconosciuto il valore civile. Bene.

Però, purtroppo, c’è un però. Composto da due sostantivi maschili plurali: “bambini soldato”. Chi ha frequentato un po’ le parti più povere o meno democratiche del globo, sa che arruolare i bambini prima che abbiano imparato a leggere e scrivere, affidando loro un Ak47 e una buona ragione per uccidere, non è un’eccezione. In Africa centrale va avanti da decenni. In Sud America molte milizie irregolari legate più o meno al narcotraffico hanno un’età media da scuola primaria di secondo grado. 

Succede quindi che se in uno scontro a fuoco a spararti è un ragazzino di 12 anni, hai due strade. Le solite: uccidere o essere ucciso. 

Hamas educa le nuove generazioni secondo i propri principi. Considera necessario il coinvolgimento di tutti nella guerra contro il sionismo. Si tratta, dice, di una lotta esiziale che Allah saprà ricompensare. Non possiamo dimenticare che l’età media, nella Striscia di Gaza, è di vent’anni (la nostra è quasi cinquanta). I bambini arruolabili quindi sono tantissimi. Da 12 anni in su, vale tutto.

Siamo all’Inferno, lo so. Però questo inferno esiste da molto prima che iniziasse la guerra a Gaza, in molti gironi danteschi qua e là per il globo. Per cui quella domanda orrenda, che fa torcere le budella, all’inferno ha senso: “definisci bambini”.

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