LA SICUREZZA DI CHI?

Questa notte sono andato a dormire tranquillo. Il Consiglio dei Ministri ha partorito l’ennesimo Decreto Sicurezza, quello che azzera i rave party, mette in un angolo le ong, sferra un duro colpo alle baby bang e distribuisce teser a tutti i vigili urbani d’Italia. Bravi, davvero. Da spellarsi le mani per gli applausi.

Se fossi Rocco Schiavone dovrei dire: “sticazzi del decreto sicurezza”.

Questi qui hanno l’ansia da prestazione, devono per forza fare a gara per vedere chi è lo Sceriffo più sceriffo del west. E non è detto che vinca sempre Matteo Salvini.

Però, parlando di sicurezza, c’è sempre il solito “però” che si attorciglia alla bocca dello stomaco. Se penso alla mia, di sicurezza, infatti, penso a quella economica non alla caccia all’uomo nero. Penso alla possibilità di andare in pensione prima di essere divorato dalla demenza senile o di poter contare ancora su un servizio sanitario nazionale degno di tal nome. Vorrei essere sicuro di offrire ai miei figli la possibilità di costruirsi un futuro, di trovare il loro posto nel mondo, di mettere su casa e magari di farmi diventare nonno.

A me chi arriva in Italia da un altro Paese non fa paura, perché la diversità credo sia una ricchezza. La musica dei rave party fa del male solo alle mie orecchie e per le baby gang, forse, basterebbe un sistema scolastico in grado di prevenire la dispersione e un welfare che faccia sentire meno sole le famiglie che se la passano male. 

Il Ministro della Paura era uno dei più riusciti personaggi creati da Antonio Albanese, ma non è necessario che la realtà superi sempre la funzione. 

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